IL GUSTO DELLA MODELLAZIONE

di Bruna Condoleo

 
Vigoroso come la terra che gli ha dato i natali,Vito Berardi è scultore per vocazione, anche se la pittura e la ricerca grafica rappresentano per lui inclinazione mai spenta. Solidità plastica e gusto della forma, plasmata con la fatica delle mani e con la caparbia del proprio temperamento, si coniugano nell’artista molisano per creare, attraverso la nitida stilizzazione delle immagini, volumi equilibrati ed essenziali.
Nelle sue sculture il plasticismo di origine mediterranea sembra trovare un’intesa con l’austerità dell’arte romanica e con la solennità della scultura protogotica, soprattutto nelle figure di animali. Il rude realismo dello scultore non è immune dal fascino delle culture primitive, un’arte anti-edonistica che dona priorità alla comunicazione espressiva piuttosto che al concettualismo dell’immagine. Partito da un’estetica post-cubista, da cui si è gradualmente affrancato, il percorso di Berardi si dispiega in quest’ultimo decennio verso una figuratività essenziale, ma più esposta, modulata dalla linea e sostanziata di nuova spazialità. E’ infatti la ricerca spaziale l’interesse ultimo dello scultore: la forma, costruita per convessità e concavità con un’alternanza di pieni e di vuoti, in una rinnovata logica costruttiva sembra proseguire nell’ambiente circostante, descritto da elementi diversi e da prospettive incrociate, capace di captare nell’aura dell’opera il vuoto che diviene volume; la spazialità della scultura tende perciò a fuoriuscire dall’opera modellata, ansiosa di partecipare alla vita dell’uomo.
Nella ricerca di accordo tra apparenza e significato interiore delle cose, Berardi sta percorrendo un cammino di rigorosa semplificazione formale, ove s’intrecciano echi della tradizione plastica europea del ‘900: ora è l’essenzialità di Ossip Zadkine, ora la ieraticità delle sculture di Henry Laurens, ora la vigoria totemica di Jacques Lipchitz.
Da “operaio” della scultura, pur utilizzando con competenza tecnica tutti i materiali classici, egli predilige il processo “per via di togliere”, che permette all’artista, dalla pietra al legno, di modellare attraverso l’esperienza demiurgica della forma che è sempre creazione ex novo di una realtà.
L’arte di Vito Berardi aspira ad una verità primaria che possa rappresentare un punto fermo della visione esistenziale e su questa via la fisicità del reale diviene espressione dell’essenza del sentimento primordiale. Le iniziali disarmonie formali, spesso tormentate delle opere degli anni ‘70 e ’80, si sono infatti mutate in strutture razionalizzate, volumi scolpiti con il vigore contenuto della forma, così come il suo istinto di scultore senza inutili rovelli intellettualistici, gli fa preferire modi figurativi ancora debitori della realtà, ma vivificati dall’apporto delle civiltà primitive. Pur nell’anticlassica espressività dell’immagine, la scultura di Berardi esprime la comune fede nei valori di base: nell’elementarità della forma, nella ricerca di equilibrio fra idea e realtà, nell’interattività tra figura e spazio.
Se è stata la figura umana a suggestionare fin dall’inizio la creatività dell’artista (in opere come “Il padre”, “Gli amanti”, “Il bacio”..), in tempi più recenti è la natura la musa ispiratrice del suo lavoro: colombe e falchi, gatti, cavalli, pesci...Sculture intagliate spesso nel legno, modellate senza superflue ricercatezze, che non siano curve melodiche, incavi profondi e scanalature che captano la luce, linee di forza che irrompono nello spazio, stilemi che partendo da suggestioni arcaiche giungono senza strappi all’arte contemporanea, ripristinando i valori poetici dell’arte popolare nella infinita varietà delle sue espressioni.
Personalità positiva che accetta il mondo, senza preclusioni mentali, con le contraddizioni, i dubbi, i misteri, Vito Berardi possiede l’ottimismo di chi ama innanzitutto l’antichissimo e nobile mestiere di artifex, attraverso il quale cerca di realizzare la sua esperienza umana ed artistica